Luigi Fagioli non vince ma è comunque primo.

Correre con una macchina privata, avendo solo assistenza dalla Casa Ufficiale, non è mai facile ma Luigi Fagioli con la sua Maserati raggiunge un obiettivo.

Tra i trentasei partenti nella Targa Florio del 1928, giunta alla diciannovesima edizione, si segnala l’imponente presenza delle Squadre ufficiali rappresentate, per un terzo delle macchine che poi partono, da cinque Bugatti per: Divo, Conelli, Chiron, Minoia e Brilli Peri, dalla Maserati scesa con tre macchine guidate: da Ernesto Maserati, Baconin Borzacchini e Diego De Sterlich; seguite da ultimo dalle due Alfa Romeo che l’Ing Jano affida a: Campari e Marinoni. A questi si aggiunge il solito gruppo di piloti privati, tra cui Nuvolari, Materassi, Fagioli che prima del via sono ritenuti dei comprimari tanto è che risultano avere sul tabellone delle scommesse delle quote molto interessanti. Chi ha programmato di vincere, come le Bugatti, si vede già dalla partenza quando presero il via senza meccanico a bordo e parafanghi sulle ruote per essere più leggere. Con questi escamotage la maneggevolezza dei mezzi, visti poi risultati finali, i pronostici vennero rispettati fino in fondo. Le macchine pronosticate per la vittoria finale, infatti, salirono sul podio con due Bugatti, prima e terza, disturbate dalla presenza della macchina ufficiale dell’Alfa Romeo di Campari seguita da altre quattro Bugatti. Tra i privati italiani, pur essendo giunto settimo con la sua rossa Maserati 26MM affogata dal celeste delle francesi Bugatti, Luigi Fagioli, benché giunto settimo, risulta essere il pilota che riesce a portare a casa un risultato: quello di essere il primo dei piloti privati italiani classificato in mezzo a tante macchine ufficiali.

(Estratto da: “Il pilota che non disse mai basta”)

Nuvolari sorprende tutti mentre Fagioli osserva

Nella gara più importante per il Campionato Europeo del 1935 Tazio Nuvolari, all’ultimo dei giri previsti, tira la sua zampata vincente mentre Fagioli fa la sua gara

Il Gran Premio di Germania del 28 luglio del 1935 passa negli annali della storia dell’automobilismo come la più grande gara disputata da Tazio Nuvolari. Guidando l’Alfa Tipo B P3 in maniera monumentale Nuvolari riuscì a sconfiggere le nove Frecce d’argento tedesche che erano scese sul Nurburgring per segnare la loro nona vittoria consecutiva che invece non arrivò grazie al coraggio del piccolo e grintoso mantovano. Quella giornata va ricordata però anche per un altro motivo, meno importante ma altrettanto significativo, legato al comportamento in gara di Luigi Fagioli il cui carattere lo aveva già portato in rotta di collisione con le direttive del Team Manager Neubauer in merito al fatto di dare strada a Caracciola, salvo che l’italiano fosse stato più veloce del tedesco. In occasione del Gran Premio di Germania, in calendario subito dopo il GP del Belgio sede del secondo litigio, in una stanza dell’Hotel Heiflher-Hoff Neubauer chiese a Fagioli di dare una mano alla Squadra tenendo un comportamento difensivo e non di disturbo. Per garantirsi che l’eugubino si fosse tenuto in disparte Neubauer decise di affidare all’italiano, come a Geier, la vecchia W25 da 3400cc contrariamente a Caracciola e Brauchitsch che ebbero a disposizione il nuovo modello da 4.000cc. Fu così che Fagioli, con una gara del tutto disimpegnata, ligio agli ordini di scuderia, dopo essersi collocato alle spalle delle altre Mercedes si tenne in disparte giungendo settimo dietro a Brauchitsch che per il dechappamento di una gomma dovette cedere la vittoria a Nuvolari.

(Estratto dal Libro “Il pilota che non disse mai basta”)

Porsche e Ferrari, la lotta continua.

Porsche e Ferrari si incontrano in Sicilia nella disputa della Targa Florio, l’attesa prova italiana valida per il Campionato Mondiale Marche, dove Ferrari vuole il riscatto.

Dopo una serie di anni in cui la messa in calendario della Targa Florio ha oscillato da settembre ad aprile, nel 1960, per il terzo anno consecutivo, la gara siciliana trova un punto temporale di riferimento rimanendo stabilita nel mese di maggio. Rispetto all’anno prima le iscrizioni salgono di numero sfiorando le settanta unità le cui presenze più rappresentative sono quelle della Ferrari e della Porsche. La prima per riscattare la debàcle dell’anno precedente quando sul podio salirono tre macchine tedesche, mentre la seconda per confermare, invece,quanto fatto di buono.  La Ferrari sbarca in Sicilia con le nuove Ferrari Dino 196S per i fratelli Rodriguez, Von Trips con la 276S e oltre a questi affida una 250TR dodici cilindri a Phil Hill e all’esperto e quotato Cliff Allison che il giorno delle prove con una rovinosa uscita di strada complice la tanta potenza e la pioggia, accantona, almeno in parte, le speranze del Cavallino. Il giorno dopo le speranze continuano ad affievolirsi ulteriormente con la perdita, tra i protagonisti, al primo giro della Ferrari Dino 196S dei fratelli Rodriguez, che comunque concludono con una macchina ferita nella carrozzeria, e di quella di Von Trips che viene obbligata ai box dai quali poi riparte ritardata. La Porsche approfitta del doppio regalo e con Bonnier si colloca in testa seguita dalla Maserati di Maglioli che deve cedere all’incalzare della Ferrari di Von Trips-Hill ai quali rimane però interdetta la lotta per il primo posto per il troppo vantaggio della Porsche che incamera un’altra vittoria.