Quando un ritiro valse una vittoria

La partecipazione ad una gara per un pilota è supportata da una sola motivazione:la vittoria che esclude a priori la possibilità del ritiro.

Dopo una settimana dalla Susa-Moncenisio un altro splendido tracciato, quello cha da Aosta va verso la cima del  Monte San Bernardo, ospita le macchine lanciate verso una vittoria. Il gruppo dei partecipanti è folto ed agguerrito; la lotta vede opposte le Ferrari della Scuderia Marzotto, alla A.F.M. di Stuck; nella Sport 750cc le chance se le giuocano la Nardi di Emilio Giletti, mentre nella 1100cc la nutrita presenza delle Osca tra cui Fagioli fa pensare che le macchine bolognesi non avrebbero avuto problemi salvo il risveglio di Sighinolfi e la sua Stanguellini. In una splendida mattina che accoglie pubblico e piloti, le partenze iniziano con la Categoria Sport fino a 750cc la cui vittoria va a Valenzano, alla guida di una Nardi, davanti al favorito Giletti e Pasqualin. Subito dopo iniziano le partenze della 1100cc, nella quale l’Osca n. 26 di Fagioli si avvia con un rapido inserimento di marce. La corsa dell’osimano, regolare, precisa, curata nei dettagli con inserimento nelle giuste traiettorie, viene bruscamente interrotta verso metà della scalata da tre ombre che compaiono agli occhi del pilota all’uscita di una curva. Fagioli, in una frazione di secondo, si rende conto che queste sono una donna con due bambini che, incuranti del pericolo, hanno deciso di attraversare la strada pochi attimi prima dell’arrivo dell’Osca. Non pensando alle conseguenze il pilota direziona la ruote della macchina oltre la traiettoria indirizzando la macchina fuori strada. Con questa manovra, compiuta con generosità e grande prontezza di spirito, Fagioli mette fine alle sue speranze di vittoria. Le vite salvate come ricordato, dal Direttore di gara nel corso della premiazione nello storico Palazzo Civico di Aosta, “… rappresentano la più fulgida delle vittorie della tredicesima Aosta-San Bernardo”.



Un GP con finale a sorpresa grazie a Nuvolari.

La stagione dei Gran Premi ha un inizio travolgente uno svolgimento epico con un finale a sorpresa che lascia l’amaro in bocca alla tanta gente presente sulle tribune.

Il Gran di Monaco del 1933 ha il pregio di essere stato il primo nella storia delle corse dei Gran Premi in cui le posizioni di partenza sono state determinate dai tempi delle prove ufficiali. La corsa monegasca disputata appena due settimane dopo la Mille Miglia, si svolge a Montecarlo ed viene ricordata come uno degli eventi più significativi della stagione. Il circuito ospitato, allora come oggi, si snodava all’interno delle vie che attraversavano la città garantendo al Gran Premio di Monaco uno degli scenari più interessanti e pittoreschi di tutte le gare. I quindici piloti che si schierarono al via hanno risultarono essere uno spettacolo indimenticabile sottolineato dai ventuno sorpassi registrati nelle prime due posizioni ricoperte da Varzi, con la celeste Bugatti T51, e Nuvolari con la rossa Alfa Romeo 2,6; due macchine dalle prestazioni molto vicine come d’altronde anche i piloti. Tutto questo fino all’ultimo giro con il pubblico che in piedi aspettava il vincitore che sbucò dal tunnel alla guida della Bugatti. Dov’era Nuvolari? Mentre Varzi festeggiava il traguardo, l’Alfa di Nuvolari comparve finalmente fuori dal tunnel con il motore spento e con il pilota in piedi sul sedile dell’Alfa Romeo che, avvolta dal fumo nero dell’olio del motore che bruciava per la rottura di un tubo, scendeva lentamente sulla discesa verso la Chicane. Mentre increduli passarono Borzacchini e Dreyfus, come l’Alfa si fermò Nuvolari saltò fuori iniziando a spingerla una cosa che, pure non richiesta, fecero anche un paio di spettatori e un meccanico troppo zelanti con il risultato che la spinta costò la squalifica al mantovano.



Un messinese a Indianapolis

Un coraggioso messinese, partito dalla semisconosciuta cittadina siciliana, non ebbe alcun timore per andare a raccogliere la gloria sportiva a Indianapolis.

Correva l’anno 1930 quando l’intraprendente giovane messinese, Letterio Piccolo Cucinotta, approfittando di un suo viaggio in affari negli Stati Uniti sfruttò l’occasione per imbarcare insieme alle sue carte d’affari  anche la sua rossa Maserati 26B targata ME 1820. L’opportunità non fu una avventura iniziata a occhi chiusi ma la partecipazione venne concordata e pianificata insieme ai fratelli Maserati che essendo stati invitati dagli Organizzatori, sulla scia del successo raccolto da Baconin Borzacchini alla guida della V4 12 cilindri con il record del Mondo di velocità a Cremona nel 1929, garantirono al messinese di realizzare il suo progetto con l’assistenza della Casa.  Della equipe bolognese facevano parte il pilota Borzacchini, designato alla guida, Ernesto Maserati e gli italo-americani James Rossi e K. Petitto in veste di meccanici dei due piloti oltre a Giuseppe Vittoria, fornitore delle macchine utensili della casa bolognese. Giunti sul Circuito di Indianapolis per la Maserati di Borzacchini si registrò un importante problema rappresentato dall’eliminazione del compressore che alimentava il vorace 12 cilindri in quanto non ammesso per norma regolamentare, la rinuncia in gara costò il conseguente malfunzionamento del motore ed il ritiro dopo soli sette giri. Quello che rappresentò, prima una sorpresa, e in realtà un successo fu la prestazione del messinese che, guidando senza strafare, riuscì a portare al traguardo,con 185 giri percorsi, la 26B che classificato dodicesimo assoluto gli fruttò la somma di 510dollari americani. Rimanendo cosi, sino ad oggi, uno dei pochi italiani a finire la corsa dell’infernale catino e a portare a casa un sostanzioso gruzzoletto che contribuì alle spese.