Il GP di Tripoli 1928 viene vinto eliminando un avversario, quello più pericoloso, con un reclamo prima di partire.
Il 6 marzo del 1928, in compagnia di Materassi, Fagioli, Varzi e Borzacchini, Nuvolari sbarca dal Piroscafo “Tripolitania” nel porto di Tripoli, già in festa, per l’atteso Gran Premio valido per il Campionato Italiano.
Una gara su sedici giri per un totale di 419,200km terminati i quali chi riuscirà ad emergere su tutti si aggiudicherà le 50.000lire in palio.
I favoriti, sulla carta, sono il toscano Materassi sceso in Africa con due Talbot 700 da 1500cc, una delle quali è per Luigi Arcangeli, neo acquisto della Scuderia fiorentina; Nuvolari anche lui con la sua Scuderia ha portato tre Bugatti Tipo 35C oltre 1500cc: per se, per Pastore e per Varzi.
Il giorno della punzonatura delle macchine per un cavillo regolamentare, una questione di principio divenuta forse una ripicca da parte di Nuvolari nei confronti di Materassi, quelle del toscano non possono essere schierate poiché il Regolamento internazionale le classifica come monoposto e Materassi, che per questo corre senza meccanico, dovrebbe installare 70kg di zavorra come sostenuto dal mantovano. Materassi, che afferma di non poter alloggiare tanta zavorra senza pregiudizio per la sicurezza personale e della macchina, chiede alla Direzione di poter correre senza. Basterebbe una firma di tutti i piloti ma Nuvolari davanti al foglio con puntiglio e decisione afferma: “Mi go dito che no ghe firmo, e no ghe firmo!” Eliminate, in un colpo solo, le scomode Talbot dell’avversario, Nuvolari già dalla vigilia della corsa riesce a mettere una ipoteca sulla vittoria che, una volta partito, poi porta a casa insieme al premio finale.
(Estratto da: – Baconin “Il fratellino di Nuvolari” -)