Un Gran Premio con i diritti di frontiera.

Un Gran Premio, valido per il titolo di Campionato Europeo, richiama in Belgio le migliori guide del momento con Alfa Romeo, Maserati, Auto Union, Mercedes e Bugatti.

Al Gran Premio del Belgio che si corre il 29 luglio un agguerrito gruppo di piloti, in rappresentanza delle Case impegnate nel Campionato d’Europa, sono presenti per battere il record detenuto da Nuvolari. Mentre la stampa riporta le notizie sull’avvicinarsi del giorno, tra la sorpresa generale i due team tedeschi, contrariamente a quanto programmato, decidono all’unanimità di ritirare l’opzione di tutte e cinque le macchine che Stuck, Momberger, Caracciola, Brauchitsch e Fagioli avrebbero dovuto condurre sulla pista di Spa Francorchamps. Inizialmente la stampa attribuisce quale motivo dell’assenza al Gran Premio delle “Frecce d’argento” la mancata messa a punto delle macchine, in realtà il motivo della clamorosa rinuncia, che quasi riduce a zero l’interesse della stampa e del pubblico nei confronti del Gran Premio, è da ricercarsi nell’assurda richiesta di 180.000Fr. avanzata dagli organizzatori alle due Case tedesche per i diritti d’ingresso alla frontiera sull’alcool da queste utilizzato nella preparazione della benzina speciale usata per l’alimentazione dei motori mescolando, all’epoca segretamente, 86 parti di alcool, 8,8 di acetone, 4,4 di nitrobenzene e 0,8 di etere solforico. Il Gran Premio del Belgio rimasta orfana delle squadre tedesche, alle quali si aggiunge all’ultimo momento la conferma dell’assenza di Nuvolari, in seguito a questa mutilazione d’iscritti vede schierati alla partenza solamente sette piloti. Una volta partiti, prima di metà corsa, dalla bagarre vengono tolti, per guasti meccanici, i due alfieri della Scuderia Ferrari: Chiron e Varzi. Tra i cinque rimasti in gara hanno pertanto vita facile i due portabandiera della Bugatti :Dreyfus e Brivio che, senza strafare, riescono a raggiungere il traguardo davanti alla Maserati del francese Sommer.

Una Targa Florio vinta passando l’arrivo due volte.

Alla Targa Florio del 1923, come accaduto nel 1919 alla Peugeot del vincitore, l’ Alfa Romeo di Antonio Ascari  dovette tagliare il traguardo per la seconda volta.

La Targa Florio del 1923 ha un epilogo già vissuto, qualche anno prima al momento dell’arrivo, da Boillot con la Peugeot.  Dopo una corsa condotta battagliando per il primo posto con Sivocci e Masetti, Antonio Ascari alla guida di una Alfa Romeo RLTF giunto nei pressi della Stazione di Cerda, a poche centinaia di metri dal traguardo, ormai certo della vittoria si arrestò con l’Alfa in panne. I due occupanti scesi dalla macchina, dopo avere tolto il cofano motore, provarono a rimettere in moto l’ammutolito propulsore ma senza successo. La voce che Ascari era fermo giunse nei box dell’Alfa dai quali, di corsa, partirono due meccanici per dare una mano. In poco tempo si capì che la soluzione migliore fosse quella di spingere la macchina verso il traguardo così fu fatto. In un paio di minuti sotto la spinta di otto nerborute braccia l’impolverata Alfa Romeo riuscì a passare il traguardo ma i commissari fecero segno di non ritenere valido l’arrivo effettuato in quelle condizioni. A questo punto Ascari risalì in macchina, nella fretta non trovando il suo meccanico diede ordine ad uno spettatore di salire, tornò a marcia indietro al bivio, da dove ripartì per tagliare per andare all’arrivo la seconda volta. Troppo tardi; Sivocci nel frattempo era arrivato e aveva vinto. Terzo giunse il veterano della Targa Minoia sull’austriaca Steyer, quarto il Conte Masetti anche lui su Alfa Romeo; ritirati per noie meccaniche Campari e Maserati, mentre Enzo Ferrari ebbe la sfortuna di capottare, senza conseguenze per lui, alla fine del secondo giro poco dopo le tribune.

Ordini di Scuderia al GP d’Europa

Nel GP d’Europa del 1951 uno dei piloti rivive le antiche sensazioni legate agli ordini di scuderia che alcune volte hanno caratterizzato la sua lunga carriera sportiva.

Il GP d’Europa del 1951 rappresenta la nuova sfida tra le rosse macchine italiane dell’Alfa Romeo e della Ferrari contro le francesi Talbot e Gordini, anche se i francesi e la stampa d’oltralpe stravedono per i colori celesti. Come la Ferrari, presente in pompa magna con quattro macchine, anche l’Alfa Romeo opta per questa scelta richiamando alle armi l’affidabile Luigi Fagioli. Per Fagioli il ritorno a correre in Francia riporta alla mente le sensazioni dell’anno passato quando,a due giri dalla fine, dovette lasciare spazio alle scelte dei box e far vincere il compagno di squadra Fangio per motivi commerciali. Il giorno della corsa, le ventitré macchine schierate, con Ascari, Farina e Fangio davanti a tutti prendono il via. Fangio va in testa, ma a chiudere il giro tocca alla Ferrari di Ascari che non fortunato, dopo otto giri, deve ritirarsi con il cambio a pezzi ma trova pronta la macchina di Gonzales. Mentre ai box della Ferrari va in scena il cambio delle vetture anche in quelli dell’Alfa accade la stessa cosa con Fangio che scende dalla n.4 per salire sulla n. 4 di Fagioli. Farina che è in testa  dechappa una gomma e retrocede con Ascari che momentaneamente è al comando seguito da Fangio. Fagioli naviga in undicesima posizione con le candele fuori uso. Poco dopo anche Ascari accusa la seconda fermata lasciando via libera a Fangio che sale sul podio portando a punti nel mondiale anche Fagioli, avendo l’argentino vinto con la macchina dell’eugubino che con i suoi 53 anni risulta il più anziano vincitore di un GPremio di F1.