L’abbandono delle corse, che l’eugubino vive praticando battute di caccia nella Riserva di Pietramelina, coincide con lo scoppio della seconda guerra mondiale e dura tanto quanto il conflitto. Infatti, come le armi sono deposte e i motori tornano con forza a far sentire il loro rombo, il desiderio di stringere un volante tra le mani fa tornare Fagioli prepotentemente nella bagarre.

Dopo vari tentativi per trovare un’auto giusta, Fagioli nel 1947 partecipa alla Fasano-Selva con una Fiat Monaci bimotore; subito dopo fa una breve esperienza con la monoposto Maserati 4CLT, messa a disposizione dalla Scuderia Milan, con la quale disputa il GP delle Nazioni, il Circuito di S.Remo e il GP d’Europa concluso in dodicesima posizione.

Nel 1949 è alla Mille Miglia dove è con una Fiat 1100S, una berlinetta messa disposizione da un amico. Trovandosi ancora a suo agio, nello stretto e spartano abitacolo di una macchina da corsa, Fagioli si ripropone al tifo dei sostenitori alla guida di una Osca MT4 di 1100cc che, dopo un primo approccio, conduce in lungo ed in largo per la penisola portandola subito alla vittoria al Circuito di Pescara. Nei due anni che rimane alla guida della formula bolognese su diciassette gare raccoglie dodici risultati utili, a cominciare dalla Mille Miglia del 1950 alla quale, tra i più significativi si aggiungono , le vittorie al XI GP di Roma, al GP di Napoli, con i secondi posti alla Coppa d’Oro delle Dolomiti e al Circuito del Garda.

Tra i desideri, non tanto segreti, per Fagioli rimane sempre quello di guidare una vettura di maggiore cilindrata, più impegnativa, più potente. L’occasione più importante della carriera non tarda a venire. Sempre nel 1950, con l’avvio del primo Campionato del Mondo di F1, l’Alfa Romeo lo chiama a far parte del proprio pacchetto di piloti al quale, al momento, ha aderito la coppia Farina e Fangio.

Con l’arrivo di Fagioli le tre Alfa 158, meglio conosciute come Alfetta, salvate dalla furia della guerra già alla prima gara d’apertura, disputata in Inghilterra, costituiscono un impenetrabile muro rosso nel quale per gli avversari è sempre più difficile riuscire a fare breccia.

Il terzetto delle “tre effe” è imprendibile e a fine stagione, dopo aver vinto sei Gran Premi su sette, ricopre i primi tre posti della classifica con Nino Farina primo, con soli due punti di vantaggio, davanti a Fagioli che per il gioco degli scarti si deve accontentare del gradino più basso del podio iridato e lasciare spazio all’argentino Manuel Fangio.

Nel 1951 tornato nell’abitacolo dell’OSCA, come una fotocopia dell’anno passato, raccoglie gli stessi identici risultati sportivi dell’anno prima vincendo la categoria alla Mille Miglia, al GP di Roma e al Circuito di Napoli.

Tra i risultati più importanti, del quale ancora oggi si parla, rimane il primo posto al GP di Francia di F1, disputato a Reims nel 1951, ottenuto in coabitazione con l’argentino Fangio al quale per andare al traguardo, ancora una volta nel rispetto di ordini di Scuderia, ha dovuto cedere la sua Alfetta 159. Con quel risultato, a 52 anni suonati, chiunque si sarebbe sentito soddisfatto, ma Fagioli, invece, ha ancora energie da spendere e risultati da raccogliere.

L’anno successivo le doti d’indiscusso Campione lo fanno approdare a Torino alle dipendenze della Lancia dalla quale ottiene la guida di una delle berlinette speciali, allestite per affrontare il Campionato Italiano delle GTI ed Europeo. Compagni di squadra trova gente del calibro di Valenzano, Ippocampo, Ammendola, Bonetto e Anselmi.  Dopo la prima uscita ufficiale avvenuta in Sicilia, Fagioli prende il via alla Mille Miglia del 1952. Nella gara bresciana l’ esaltante confronto tra le Alfa Romeo e le Lancia si aggiunge a quello tra le Ferrari e le Mercedes che la stampa ritiene più importante. Sul difficile tracciato della Mille Miglia l’eugubino non si tira indietro.

Fagioli attingendo a piene mani nella indiscussa classe, supportata dalle doti di caparbietà, di insistente martellatore, unite alla tenacità con la quale sa esprimersi quando stringe un volante di una macchina alla sua altezza, sorprendendo solo chi non ne conosce le reali capacità. Guidando sotto la pioggia sottoscrive il suo capolavoro riuscendo a portare la Lancia B20, tipo alleggerito avuta in consegna, in una trionfale cavalcata alla conquista della prima posizione nella categoria GTI 2000 e del terzo posto assoluto. Alla gioia di aver ripagato con la vittoria chi ha saputo dargli fiducia, Fagioli aggiunge la non tanta segreta soddisfazione di essere riuscito a distaccare, di otto minuti, l’ex compagno di squadra Rudolph Caracciola sceso a Brescia alla guida di una delle performanti Mercedes 300SL prototipo.

Archiviati i festeggiamenti della gente e della stampa, alcuni giorni dopo la Berlinetta B20 viene portata a Berna per il Gran Prix. Nel corso della gara svizzera Fagioli, dopo essere stato ostacolato alla partenza, non riesce ad andare oltre un onorevole piazzamento mentre Caracciola rimane vittima di un brutto incidente a seguito del quale conclude la carriera sportiva.

Per Fagioli, purtroppo, il risultato della gara bresciana è l’ultima pagina di una storia di sport vissuta e scritta a piene mani. Alcuni giorni dopo, il 31 maggio, in seguito ad un incidente avvenuto con la Lancia B20 nel corso delle prove ufficiali del Prix di Monaco per vetture GTI, la carriera di Luigi Fagioli ha una momentanea sospensione che, il 20 del mese successivo, diviene purtroppo definitiva con l’improvvisa morte dell’irriducibile Campione che non ha mai saputo dire basta.