Tutto era pronto per la corsa. Le macchine iscritte erano numerose rimaneva solo da verificare se queste fossero rispondenti al Regolamento sportivo.
La grande Torre della Direzione di Gara svettava sul lungo rettilineo della partenza, il fondo strada risultava rullato, le siepi erano state tagliate e la polvere fissata. Per far scendere i piloti in pista mancava solo di verificare, come da Regolamento FIA, che la loro macchina avesse la colorazione rispondente ai colori della nazionalità della Casa costruttrice. Ognuna, infatti, avrebbe dovuto avere il colore prestabilito dal Regolamento: il rosso per l’Italia, il celeste per la Francia, il giallo per il Belgio e così via. Alla Coppa della Perugina di quell’anno, giunta alla terza edizione, mentre tutte si presentarono in regola, Anselmo Cesaroni giunse alle verifiche, tenute nel centro di Perugia, con la Mercedes GP con le lamiere di un bel rosso bandiera che venne ritenuto non rispondente al colore che avrebbe, invece, dovuto avere essendo una macchina tedesca: il bianco. Al buon Cesaroni, nelle poche ore che lo separavano dal via e al quale non avrebbe per nessun motivo voluto rinunciare, non rimase che una soluzione: con la complicità di un artista del pennello, pensò bene, nottetempo, di far ricoprire il rosso della vernice con una mano di “calce”. Al mattino successivo avendo risolti, come da Regolamento, i problemi estetici con i Commissari di gara, con soddisfazione si schierò al via con la Mercedes di un bianco immacolato. Una volta avviata la corsa, la soluzione trovata durò veramente poco. Infatti poco dopo, essendo il tempo incerto, bastarono poche gocce di pioggia per far tornare fuori il rosso delle lamiere della Mercedes davanti alle quali al Direttore di corsa non rimase che chiudere entrambi gli occhi.
(Estratto dal Libro: “Coppa della Perugina“)