La sfida tra Nuvolari e Varzi realtà o finzione?

La gente invogliata dalla stampa voleva la sfida tra Nuvolari e Varzi, che i due Campioni scendessero a duello in auto per decidere, sportivamente, chi fosse il migliore.

Ai primi anni trenta le imprese automobilistiche sui campi di gara portano alla ribalta i nomi di tanti piloti, ma due di questi, Varzi e Nuvolari, risultano essere quelli più titolati. Le loro battaglie sui campi di gara riportate dalla stampa portano nella convinzione della gente che prima o poi tra i due ci possa essere una sfida per decidere chi sia il più forte. Si arriva così al GP di Germani del 1932 dove, assente Varzi rimasto spettatore ai box, vince Caracciola davanti a Tazio. Alla sera la squadra dell’Alfa Romeo, presente il giornalista Canestrini,  si ritrova ad Adenau in un ristorante dove c’è anche Varzi. Tra i discorsi che vengono fatti si finisce per chiedere a Nuvolari una graduatoria tra i piloti in carriera. Al che, Nuvolari preso un tovagliolo e una penna, con grafia ferma, scrive: Io, Achille, Chiron, Borzacchini, Caracciola e Fagioli. Come la cosa viene risaputa risultò essere la conferma che la sfida fosse stata lanciata; a questo punto rimaneva da trovare le macchine e l’Autodromo oltre che trovare un accordo tra i due che, comunque, non avevano mai acconsentito. Il giornalista Canestrini prese allora l’iniziativa e per evitare pettegolezzi della stampa li convoca sull’autostrada al bivio per Bergamo. Dopo avere esposto il suo pensiero, sottolineato anche i vantaggi economici della sfida, Canestrini passa la parola a Nuvolari che, semplicemente, umanamente e realisticamente, rivolto a Varzi, disse:” Se perdessi io non me ne darei pace. Se perdessi tu ne soffriresti allo stesso modo. La nostra amicizia potrebbe finire. Vale la pena prestarsi a questo?” Varzi non parlò, suoi occhi si dilatarono per la commozione e in risposta tese la mano all’amico. Da quel giorno non si parlò più della sfida.

Estratto da: “il pilota che non disse mai basta”

Una sfida auto contro moto

Una sfida auto contro moto sulla pista dell’Acciaio, in una interessante competizione, una Salmson contro una Harley Davidson: Baconin e Faraglia

Conclusi i festeggiamenti per la vittoria alla Coppa Tuscolana del 4 luglio del 1926, la domenica successiva, grazie all’inventiva degli amici di Terni che hanno organizzato un insolito confronto Borzacchini deve rimettersi alla guida della Salmson sui 450m di cemento della pista delle Acciaierie. Per l’occasione non ci sarà una gara vera e propria, ma una sfida che mette a confronto un’auto a una moto. Alla guida delle due ruote, avversario antagonista c’è il Campione italiano in carica, Umberto Faraglia che di buon grado ha accettato di portare a Terni la sua imbattibile Harley Davidson 1000cc, anche se l’ultimo campionato lo sta disputando con una Harlette 175cc.

La gente di Terni che impaziente gremisce le tribune sottolinea con uno scrosciante battimani l’inizio dell’inusuale confronto ad inseguimento tra la moto e l’auto schierate sui rettilinei opposti della pista. Poi all’entusiasmo iniziale, che fa intravedere nella Salmson qualche concreta chance, nel corso del secondo giro subentra la convinzione che il percorso non è adatto alle caratteristiche tecniche della vettura francese. Infatti i due brevi rettilinei di 150m l’uno consentono a malapena al generoso Baconin solo l’uso delle tre marce al cui handicap si aggiunge l’accentuata angolazione di quasi novanta gradi delle due curve sopraelevate, che penalizza con violente frenate la velocità acquistata.

La grinta e la determinazione con cui Borzacchini guida, cercando di tenere testa all’avversario, viene  fiaccata, nel silenzio assoluto della gente, a poco più di due giri dal termine quando la moto di Faraglia raggiunge e supera la vetturetta di Billancourt.

Di quell’insolita esperienza, per Baconin, resta solamente la testimonianza delle due gomme esterne della Salmson consumate quasi fino alle tele.

(Estratto da: “il fratellino di Nuvolari”)

Si scopre che la Bugatti T59 è una T50

La Bugatti in crisi di successi, appannaggio delle Mercedes e Auto Union, corre ai ripari portando al GP di Francia una T59 per Benoist.

Gli iscritti che si presentano il 23 giugno al GP di Francia del 1935, anche se poco più di una decina, sono il meglio dell’automobilismo europeo. Per contrastare le macchine tedesche, vetture vicino ai 750kg con oltre 400CV, l’Alfa Romeo si affida alle nuove monoposto 8C di 4000cc da 320 CV,con un peso più vicino ai 700kg, con Chiron e Nuvolari. Le Maserati e Bugatti sono presenti con i vecchi modelli.

Alle verifiche del peso le Mercedes e Auto Union filano via senza problemi, per la SEFAC di Lehoux e la Maserati di Zehender i risultati della bilancia, anche dopo avere tolto sedili e rivestimenti, danno un sovrappeso rispetto ai 750kg previsti dal regolamento, mentre la Bugatti T59 ufficiale di Benoist viene ammessa pur non essendo stata verificata nel proprio box. Alla fine i pesi risultano: per la Mercedes 749kg, Auto Union 746kg, Alfa Romeo 733kg, Maserati 750kg e Bugatti 740kg.

Al via Nuvolari, Stuck e Caracciola si avviano veloci seguiti da Varzi, costretto a fermarsi, mentre Fagioli cerca di avvicinarsi ai battistrada tra i quali, al terzo giro, rallenta Stuck per bloccaggio dei freni.

Nel corso del quarto giro, mentre Caracciola si avvicina a Nuvolari e Fagioli ha sorpassato Stuck, accade l’incredibile. Davanti alle tribune la Bugatti di Benoist perde in piena velocità il cofano motore e dopo una sbandata paurosa, Benoist riprende la corsa fermandosi ai box. Qui, tra l’imbarazzo generale, si scopre il motivo della furtiva verifica ante gara: sotto al cofano non c’è il motore da 3300cc della T59, ma quello della T50 la cui conformazione porta il peso vettura ben oltre i 750kg previsti avendo una cilindrata di 4972cc.

(Estratto da:Luigi Fagioli “Il pilota che non disse mai basta”)