Quando la cronaca riporta i sentimenti.

Non accade spesso che la cronaca vada oltre il contenuto del semplice fatto commentato ma quando avviene si qualifica il giornalista e gratificano i lettori.

Nel GP di Brno del 1930 l’Alfa Romeo e i suoi due piloti: Borzacchini e Nuvolari sono attesi per la conferma del loro valore. Per la gente e la cronaca sono già vincitori ma la sorte deciderà diversamente. Sul tracciato dalla battaglia tra le Alfa e le Bugatti di Leiningen, Burgaller e Von Morgen, solo grazie alla sfortuna che si accanisce con i due piloti italiani costretti a fermarsi, inseguire, rimontare sorretti dal tifo del pubblico, le Bugatti riescono ad emergere solo all’ultimo giro inseguite dall’Alfa di Borzacchini sulla quale alla guida c’è Nuvolari, appiedato alcuni giri prima dal motore della sua Alfa. Per la gente Baconin e Tazio è come se avessero vinto, la grinta e l’incisività della loro azione è riportata nella cronaca del Lidovè Novotny: “Dva italovè, Nuvolari a Borzacchinimu. Non so perché auguravo la vittoria a questi due italiani. Forse mi spingeva il bel colore rosso scuro delle loro terribili macchine, o forse il nome altisonante di esse: Alfa Romeo, ma anche, e questa sarà forse la vera ragione, i miei auguri erano provocati dallo spavento che ci prendeva tutti, quando, ammassati lunga la pericolosa serpentina di Ostravice guardavamo come questi due coraggiosi affrontavano la terribile “S” in cemento  armato. Lo spettatore sdraiato sull’orlo della strada, con la testa riparata da un paracarro e con la macchina fotografica in vista, che poteva vedere i loro slittamenti intenzionali a un solo millimetro dal ciglio della strada, e qualche volta  anche oltre la estremità stessa, con una ruota in aria, solo lui poteva misurare la differenza tra la corsa di questi due italiani, e la corsa degli altri. Quegli altri correvano così che lo spettatore vedendoli passare in curva si diceva: “L’ha presa bene!”. Ma quando passavano questi, tutti vedevano che essi correvano per la vita e per la morte, e tutti allora trattenevano il respiro”.

 


La cassa di ricambi perduta nega la strategia

Per vincere una gara occorre una strategia ma rimane incredibile se questa non si attui a causa di una cassa di ricambi perduta.

A dodici giorni dal GP di Tripoli del 1935 si corre sui 19,573Km dell’AVUS in casa delle Mercedes con Fagioli, Brauchitsch, Caracciola, Geier, delle Auto Union con Rosemeyer, Leiningen, Stuck e Varzi nei confronti delle quali la Scuderia Ferrari vuole la rivincita con le neonate Alfa Bimotore otto cilindri 6.3 nelle mani dell’esperto Tazio Nuvolari e una 5.8 per il monegasco Louis Chiron accompagnati dalla P3/35 di Renè Dreyfus. Già dai giorni precedenti la corsa, prevista con la formula di due manche da cinque giri e una finale da dieci, è apparso evidente che il consumo delle gomme avrebbe fatto da ago della bilancia. La Mercedes per ridurre i rischi sulle W25 di Fagioli e di Caracciola, adotta la strategia di ridurre la potenza dei compressori unendola a un miglioramento dell’aerodinamica ottenuta con la modifica della calandra del cofano motore. Del problema strategia non se ne fanno carico ne l’Auto Union, che crede di arrivare in fondo,  ne la Ferrari ma questa per causa di forza maggiore perché avendo perso nel rientro dal GP di Tripoli una cassa con i pezzi di ricambio e di ingranaggi deve rinunciare alla strategia e  affidarsi alla fortuna. La prima batteria vede Stuck è davanti a un attento Fagioli, dietro Nuvolari non riesce a qualificarsi; nella seconda Caracciola regola Varzi. Nella finale Stuck e Varzi, convinti di farla da padroni vanno al comando ma uno dietro l’altro pagano pegno con le gomme lasciando strada a Fagioli seguito da Chiron che, grazie solo alla ridotta potenza della Bimotore non ha effettuato soste per le gomme, è riuscito a prendere  il posto di Caracciola penalizzato dalle gomme e a salire sul podio.



Il mistero dell’Alfa alleggerita

Tra le macchine schierate salta agli occhi della gente l’Alfa alleggerita affidata a Trossi sulla quale, misteriosamente, manca metà del cofano motore.

Il Grand Prix di Nizza del 1934, organizzato dall’A.C. de Nice et Côte d’Azur è giunto alla terza edizione disputata sulle strade della famosa località di villeggiatura su di un tracciato di circa 2.400m. La partecipazione registra la presenza di tre Alfa Romeo della Scuderia Ferrari con Chiron, Trossi e Varzi che dovranno affrontare i sette piloti messi in campo dalla Maserati tra cui Nuvolari, Etancelin e Straight e sei piloti con la Bugatti tra cui Veyron e Dreyfus, quest’ultimo in pole position. Tra le macchine sullo schieramento il pubblico, senza avere spiegazioni, vede l’Alfa di Trossi alleggerita di metà della copertura del cofano motore. Al via Varzi e Chiron vanno in testa seguiti da Nuvolari e Dreyfus che lottando tra di loro superano Chiron. Poi il duello tra i due, seguiti dall’Alfa di Trossi, si conclude con Dreyfus finito diritto nelle balle di paglia. La gara ora  si è trasformata in una lotta tra i rivali Varzi e Nuvolari che viaggiano a record sul giro con il risultato che a risentirne è il motore della Maserati fermata dalla rottura di un pistone, lo stesso guaio toccato poi a Chiron.  Sul percorso intanto Varzi marcia tranquillo con solido vantaggio sull’Alfa alleggerita di Trossi seguito dalla Bugatti di Etancelin. A pochi giri dalla fine la vettura di Trossi che è rimasta senza carburante perde la posizione a favore del francese. Solo dopo che la vittoria è andata a Varzi, unico a pieni giri, con Trossi relegato al terzo posto, il pubblico finalmente riesce a sciogliere il mistero del cofano mancante che Trossi, per avere refrigerio alle gambe, non ha voluto a causa del caldo.

(Estratto da: “Il pilota che non disse mai basta” )