Non accade spesso che la cronaca vada oltre il contenuto del semplice fatto commentato ma quando avviene si qualifica il giornalista e gratificano i lettori.
Nel GP di Brno del 1930 l’Alfa Romeo e i suoi due piloti: Borzacchini e Nuvolari sono attesi per la conferma del loro valore. Per la gente e la cronaca sono già vincitori ma la sorte deciderà diversamente. Sul tracciato dalla battaglia tra le Alfa e le Bugatti di Leiningen, Burgaller e Von Morgen, solo grazie alla sfortuna che si accanisce con i due piloti italiani costretti a fermarsi, inseguire, rimontare sorretti dal tifo del pubblico, le Bugatti riescono ad emergere solo all’ultimo giro inseguite dall’Alfa di Borzacchini sulla quale alla guida c’è Nuvolari, appiedato alcuni giri prima dal motore della sua Alfa. Per la gente Baconin e Tazio è come se avessero vinto, la grinta e l’incisività della loro azione è riportata nella cronaca del Lidovè Novotny: “Dva italovè, Nuvolari a Borzacchinimu. Non so perché auguravo la vittoria a questi due italiani. Forse mi spingeva il bel colore rosso scuro delle loro terribili macchine, o forse il nome altisonante di esse: Alfa Romeo, ma anche, e questa sarà forse la vera ragione, i miei auguri erano provocati dallo spavento che ci prendeva tutti, quando, ammassati lunga la pericolosa serpentina di Ostravice guardavamo come questi due coraggiosi affrontavano la terribile “S” in cemento armato. Lo spettatore sdraiato sull’orlo della strada, con la testa riparata da un paracarro e con la macchina fotografica in vista, che poteva vedere i loro slittamenti intenzionali a un solo millimetro dal ciglio della strada, e qualche volta anche oltre la estremità stessa, con una ruota in aria, solo lui poteva misurare la differenza tra la corsa di questi due italiani, e la corsa degli altri. Quegli altri correvano così che lo spettatore vedendoli passare in curva si diceva: “L’ha presa bene!”. Ma quando passavano questi, tutti vedevano che essi correvano per la vita e per la morte, e tutti allora trattenevano il respiro”.