Due Alfa Romeo staccate di 4 decimi di secondo.

Alla prima gara del Campionato Mondiale di F1 iniziato a Silverstone i piloti delle Alfa Romeo avevano chiuso la corsa distaccati a 4”, a Berna riescono a fare meglio.

Al GP di Svizzera del 1950, quarto Gran Premio di F1, l’Alfa Romeo si presenta al di là delle Alpi con le tre imprendibili Alfetta 158, dominatrici del Campionato fin li disputato, affidate nelle mani del trio le “Tre effe”, Fagioli, Fangio e Farina. Nella gara d’Oltralpe i più quotati avversari sono rappresentati dalle quattro Ferrari di Ascari, Villoresi, Sommer e Whitehead. Già nelle prove però le Alfa Romeo, come era ormai consuetudine, riescono ad occupare tutto il fronte dello schieramento lasciando alla Ferrari solamente le due file successive. Nel corso della gara Alberto Ascari prova a tenere il passo degli alfisti, ma al quinto giro per problemi alla lubrificazione, il milanese è costretto a scendere dalla sua Ferrari 125. Intanto in pista Fangio e Farina battagliano tra di loro seguiti da Fagioli mentre alle loro spalle giro dopo giro, le macchine della Scuderia Ferrari scompaiono una dopo l’altra per lasciare il posto alla francese Talbot di Rosier e alle Maserati di Bira e di Felice Bonetto che risalgono qualche posizione. C’è da dire che in questo frangente, mentre Luigi Fagioli sta rimontando sui compagni di squadra, anche le Alfa Romeo sono costrette a pagare pegno lasciando per strada quella dell’argentino Fangio sofferente per un problema elettrico. Nove giri dopo delle diciotto macchine partite le due Alfa Romeo di Farina e Fagioli, uniche a pieni giri, chiudono la loro corsa distanziate da una inezia fatta di soli 4/10”di secondo dopo 305,760km percorsi a 149,259km orari. Dietro a loro solo in nove riescono a vedere la bandiera del direttore di gara.

(Estratto da: “Il pilota che non disse mai basta”)

Luigi Fagioli non vince ma è comunque primo.

Correre con una macchina privata, avendo solo assistenza dalla Casa Ufficiale, non è mai facile ma Luigi Fagioli con la sua Maserati raggiunge un obiettivo.

Tra i trentasei partenti nella Targa Florio del 1928, giunta alla diciannovesima edizione, si segnala l’imponente presenza delle Squadre ufficiali rappresentate, per un terzo delle macchine che poi partono, da cinque Bugatti per: Divo, Conelli, Chiron, Minoia e Brilli Peri, dalla Maserati scesa con tre macchine guidate: da Ernesto Maserati, Baconin Borzacchini e Diego De Sterlich; seguite da ultimo dalle due Alfa Romeo che l’Ing Jano affida a: Campari e Marinoni. A questi si aggiunge il solito gruppo di piloti privati, tra cui Nuvolari, Materassi, Fagioli che prima del via sono ritenuti dei comprimari tanto è che risultano avere sul tabellone delle scommesse delle quote molto interessanti. Chi ha programmato di vincere, come le Bugatti, si vede già dalla partenza quando presero il via senza meccanico a bordo e parafanghi sulle ruote per essere più leggere. Con questi escamotage la maneggevolezza dei mezzi, visti poi risultati finali, i pronostici vennero rispettati fino in fondo. Le macchine pronosticate per la vittoria finale, infatti, salirono sul podio con due Bugatti, prima e terza, disturbate dalla presenza della macchina ufficiale dell’Alfa Romeo di Campari seguita da altre quattro Bugatti. Tra i privati italiani, pur essendo giunto settimo con la sua rossa Maserati 26MM affogata dal celeste delle francesi Bugatti, Luigi Fagioli, benché giunto settimo, risulta essere il pilota che riesce a portare a casa un risultato: quello di essere il primo dei piloti privati italiani classificato in mezzo a tante macchine ufficiali.

(Estratto da: “Il pilota che non disse mai basta”)

Luigi Fagioli questa volta accetta

Luigi Fagioli è in Francia per prendersi la rivincita sulla cattiva sorte che lo ha penalizzato negli anni precedenti ma quando è in testa alla corsa Neubauer lo richiama ai box.

Nel contratto che lega Luigi Fagioli alla Mercedes è previsto che nelle gare fuori dalla Germania chi fosse andato più forte avrebbe avuto carta bianca. Nel Gran Premio di Francia del 1935 ritiratosi Nuvolari nei primi giri, ed essendo le tre Mercedes al comando con Brauchitsch, Caracciola e Fagioli, l’eugubino con la Mercedes più a punto rompe gli indugi ed effettua il sorpasso del primo compagno di squadra. Nel corso dei due giri successivi i box si animano per i rifornimenti e i cambi di gomme. In quelli della Mercedes primo ad entrare è Brauchitsch, poi tocca a Fagioli che cambia anche le posteriori ancora buone. A metà corsa la Mercedes di Luigi Fagioli è in testa poi, staccato, segue Caracciola con Brauchitsch ancora più lontano. La posizione di Fagioli, saldo al comando, dura altri tre giri quando è richiamato ai box per il secondo rifornimento di carburante ma mentre il carburante riempie il serbatoio, Neubauer si avvicina al pilota, come riferisce Luigi Fagioli al cronista qualche giorno dopo, dicendogli: “…… di non impegnarsi nella battaglia perché nei desideri della Casa in questa corsa la vittoria dovrebbe essere di Caracciola”, poi Fagioli continua: “……. la cosa mi piacque poco, ma per cavalleria decisi di acconsentire. Una volta tanto, mi dissi, potevo anche cedere ad una preghiera. E tutto finì così”. Terminato il rifornimento, durato una eternità, pari a 3’07”, per consentire a Caracciola si riavvicinarsi, Fagioli riporta la macchina in pista occupando la terza posizione. Poi nel prosieguo dei giri la Mercedes dell’eugubino accusa ripetuti guasti alle candele che nel consentire la rimonta della Maserati di Zehender gli tolgono il terzo gradino del podio.