Pilota dal carattere forte e deciso, sfidando i grandi dell’epoca con i quali contende importanti vittorie, Luigi Fagioli dalle moto giunge fino alla F1.
Gubbio e Osimo si contendono i natali di Luigi Fagioli un pilota che ha iniziato gettandosi nella polvere a cavalcioni di una moto Borgo poi sostituita con una SAAR. Sulle due ruote non ha potuta raccogliere quanto avrebbe voluto perché suo padre riteneva la moto troppo pericolosa: “meglio nell’abitacolo di una macchina”. Lasciate le due ruote, dal 1925 al 1930, si cimenta collezionando buoni risultati alla guida di una Salmson e nello stesso tempo una più veloce e potente Maserati con la quale entra a far parte del Team bolognese. Dopo avere vinto nel 1933 il Campionato Italiano con l’Alfa Romeo P3 abbandona la Scuderia Ferrari per la Mercedes con la quale, mettendo in luce il suo carattere forte che lo porta a scontrarsi con Neubauer il Team manager della Mercedes, vince e ottiene piazzamenti che però hanno poco riscontro sulla stampa italiana, in quanto pilota italiano alla guida di una macchina tedesca, ne su quella tedesca per gli opposti motivi. Dopo un breve periodo con l’Auto Union lascia lo sport agonistico soffrendo per una sciatica. Cessata la guerra torna alla guida con una OSCA con la quale si toglie la ruggine di dosso. L’Alfa, nel 1950, lo chiama a fianco di Farina e Fangio per disputare il primo Campionato di F1 che conclude al terzo posto. Nella Mille Miglia del 1952, dopo che la Lancia gli ha affidato una B20, centra un indimenticabile terzo posto assoluto, dietro a Ferrari e Mercedes macchine di cilindrata superiore, poi nel mese di maggio, nelle prove del GP di Monaco, un incidente all’uscita del tunnel lo porta alla morte il 20 giugno.
(Estratto da: Luigi Fagioli – Il pilota che non disse mai basta -)