Quel nome inusuale avuto al momento della nascita con il passare del tempo pesa e viene cambiato dopo i giri in pista con il Principe di Savoia.
Il III GP di Monza si era concluso da pochi giorni quando a casa dei due piloti dell’Alfa Romeo Baconin Borzacchini e Marinoni vennero recapitati due telegrammi: “S.A.R. il Principe di Piemonte e consorte, vuol fare alcuni giri nella Pista di Monza su una macchina da corsa. Si tenga pronto. Ing. Jano“. Di quella giornata questo è il ricordo del pilota ternano: “L’eccezionale giornata del 14 settembre pareva chiusa, quand’ecco che il Principe di Piemonte manifestò il desiderio di fare quei giri sulla vettura più veloce, cioè sulla mia! Era un onore grandissimo, ma quali oneri vi si accompagnavano! Partimmo. Il Principe si era accomodato abbastanza bene sull’angusto seggiolino, tenendosi un pò obliquamente e con il capo lievemente reclinato. E gli occhi, quei suoi occhi che mi davano soggezione, li teneva fissi, come conficcati sul contachilometri. Alla partenza, il cronometrista Turba, capitato all’ Autodromo per far prendere il sole ai suoi bambini era stato invitato a prendere il tempo. La Principessa voleva sapere a quale velocità avrebbe girato il Principe! Era come invitarmi a spingere a fondo. Furono quattro i minuti di corsa che restarono perennemente impressi nella mia mente. Il Principe conservò un contegno straordinariamente fermo che venne meno solo sbandando leggermente verso di me nelle curve, ciò che necessariamente avviene. Terminati i due giri della sola pista, Maria di Savoia fu la prima a congratularsi anche se nei suoi occhi mi parve di sorprendere una certa ansia che ora si dileguava. I presenti si fecero incontro al Principe dicendogli: “Centosessanta all’ora. Altezza” Umberto di Savoia, il volto lievemente arrossato, commentò: “Perbacco!” Dopo quella esperienza Baconin maturò la volontà di cambiare il nome in Mario Umberto che avvenne nel mese di aprile del 1932.