Il rapporto con i fratelli Alfieri ed Ernesto Maserati si fa sempre più stretto, i successi cominciano a gratificare la collaborazione con la Casa bolognese con importanti risultati raccolti sia in salita, come alla Cuneo-Colle della Maddalena, secondo assoluto dietro a Nuvolari e primo di Categoria, alla Coppa Leonardi davanti a Castelbarco e alla Mercedes di Caflisch.

Anche in circuito l’eugubino si fa rispettare in particolare ad Avellino dove è primo assoluto, dopo una strenua battaglia con l’Alfa Romeo di Arcangeli, e a Livorno sul Circuito dell’Ardenza dove una schiera di avversari degni di tutto rispetto: Nuvolari, Borzacchini, Varzi, Campari deve arrendersi all’arrembare di Fagioli che, abbattendo anche il record della corsa, appone il suo sigillo. Un mese dopo, a Pescara, Fagioli avrebbe potuto bissare il risultato se la meccanica della Maserati non avesse ceduto poco prima dell’arrivo, consegnando su di un piatto d’argento la vittoria a Varzi, facendo giungere l’eugubino sul traguardo solo grazie al generoso aiuto dei tifosi. A causa della spinta, Fagioli subisce anche la squalifica.

Nel corso dell‘anno seguente per le Alfa e le Maserati rimane sempre più difficile arginare lo strapotere francese rappresentato dalle Bugatti di Varzi, Chiron, Divo, Bouriat, sempre più performanti. Fagioli, mettendo tutto il suo impegno, prova a tenere a freno il dilagare celeste provandoci a Tunisi, giunto dietro a Varzi, poi sulle strette strade del Principato di Monaco dove, anche qui, si deve accontentare del secondo posto preceduto da Chiron. Anche al GP Reale di Roma, dopo avere onorevolmente combattuto, ottenuto il giro più veloce, deve cedere le armi ancora a Varzi che vince davanti a Borzacchini.

Dopo avere ingoiato due amari ritiri, in Francia e Germania, il risultato gli rimane propizio con il sopraggiungere del Gran Premio di Monza: tre batterie, un repechage e la finale. Fagioli vincendo la sua eliminatoria non ha difficoltà ad aggiudicarsi il posto in finale dove le presenza di Borzacchini, Ruggeri, Dreyfus, Campari, Chiron, Lehoux,Varzi e Nuvolari è come se non ci fossero. Fagioli, in testa fin dal primo momento, inanella giri su giri lasciando ai suoi avversari solo il piacere di lottare per il secondo posto. A un tratto, quando sembrava tutto a portata di mano, la sostituzione delle gomme ormai sulle tele lo porta ai box consentendo a Chiron di andare al comando. Fagioli, dando dimostrazione di sapere attaccare quando c’è da attaccare, tornato in pista, con una guida fatta con il cuore, dopo essere riuscito a recuperare secondi su secondi va a cogliere il risultato più importante dell’anno.

Per Fagioli, uscito Borzacchini dalla Maserati per aggregarsi all’Alfa Romeo, la presenza essendo diventata da prima guida lo impegna, anche se sporadicamente, nei collaudi. Al Gran Premio di Roma, avendo avuto un guasto sulla Maserati 2800cc con la quale era iscritto, all’eugubino è affidata la nuova V5, macchina con due motori otto cilindri da 2500cc ciascuno e tanta potenza. Sceso in campo, Fagioli non delude le aspettative sbaragliando il campo, con una guida attenta, ma efficace. I vari: Varzi, Biondetti e Taruffi sono messi in condizione di non nuocere.

Dopo tanti successi, nel 1933, anche se alternati da qualche insuccesso questi ultimi, a causa di una crisi tecnica derivante da un ritardo nello sviluppo della meccanica della Maserati,  raggiungono l’apice: su sei gare nessun risultato. Il rapporto tra i fratelli Maserati e Fagioli necessità di una revisione. Il chiarimento venuto nei primi giorni dell’estate porta alla risoluzione amichevole del rapporto e per Fagioli l’inizio di una nuova avventura.

L’eugubino è stato contattato da Enzo Ferrari che gli propone di salire nell’abitacolo della velocissima Alfa P3 per difendere i colori della Scuderia modenese rimasta orfana della collaborazione di Tazio Nuvolari e Mario Umberto Borzacchini, i “fratellini”, che hanno abbandonato l’organizzazione di Enzo Ferrari, con l’intenzione di correre in proprio. L’offerta della Scuderia Ferrari è allettante e Fagioli non si tira indietro. Dopo avere provato, ai primi di agosto del 1933, un’Alfa Tipo Monza 2600cc al GP di Nizza, dove per un soffio non è tra i primi tre, Fagioli sale sul gradino più alto del podio alla Coppa Acerbo guidando una delle Alfa P3. Le macchine avute da Enzo Ferrari direttamente dalla Casa del Biscione, con la quale l’eugubino, senza concedere nulla a nessuno, approfittando anche degli errori degli avversari, mette in riga Nuvolari, Varzi, Taruffi e compagnia.

Quello che però rimane stupefacente è il consuntivo della stagione agonistica dal quale emerge che Fagioli in soli tre mesi da agosto a ottobre, quelli che nell’anno rimangono di corse, senza perdere un colpo è riuscito a raccogliere, a piene mani, stupendi risultati e vittorie . Tra queste senza dubbio, anche se mitigata dalla scomparsa nel pomeriggio dei due amici-avversari Borzacchini e Campari, rimane indimenticabile il risultato raccolto, insieme alla conquista del record sul giro, al Gran Premio d’Italia davanti a Nuvolari al termine del battagliare continuo, con scambi di posizioni, che hanno caratterizzato tutti i cinquanta giri dell’anello monzese.

La gente lo applaude, la stampa ne sottolinea le gesta, la fama raggiunta rimane segnata, nell‘albo d’oro della storia dell’automobilismo sportivo con il meritato titolo di Campione Italiano.

L’anno successivo il trionfo ottenuto in campo nazionale pone Fagioli all’attenzione degli uomini della Mercedes che, non avendo a disposizione un pilota esperto come Caracciola, ancora infortunato dopo l’incidente di Monaco del 1933, lo contattano offrendogli un favoloso contratto di trecentomila lire all’anno con ulteriori benefit. La proposta che è allettante è subordinata all’abbandono della Scuderia Ferrari dalla quale non ha ancora avuto nessuna proposte di riconferma. Fagioli accetta, ma Enzo Ferrari sia perché dovrà averlo in tante occasioni come scomodo avversario, sia perché abbandonato dal pilota sul quale aveva scommesso la rivincita su Nuvolari, non riuscirà mai a perdonargli lo sgarbo ricevuto.