Pilota, Campione indiscusso, di origini marchigiane nasce ad Osimo di Ancona il 10 giugno del 1898 da dove si trasferisce a Gubbio, in Umbria, per completare gli studi superiori.
Appena ventenne, supportato da un fisico atletico e robusto si dedica prima al calcio, alla boxe, poi non sapendo resistere al fascino dei motori si mette in sella, prima, ad una moto Borgo, più tardi sostituita con una SAAR, che tra la polvere ed il disappunto del padre Sisinio conduce con alterna fortuna in varie gare italiane.


Gli effetti di un brutto incidente con la moto verificatosi alla Coppa della Collina Pistoiese, dove un concorrente lo investe al termine delle prove, uniti alle ferme parole di dissuasione del genitore, che senza mezzi termini lo vede meglio alla guida di un’auto ritenuta meno pericolosa, hanno buon gioco sulle future decisioni di Fagioli che si convince a lasciare le due ruote per le “più sicure quattro”. A questo punto la scelta, che rimane non facile anche perché rappresenta solo un tentativo, è indirizzata da Fagioli sulla Salmson GP. Una vetturetta di costruzione francese che all’epoca, tra le cilindrate 1100cc, pur avendo un prezzo contenuto rappresentava la tecnologia più affidabile e vincente.


Dopo il debutto avvenuto un po’ in sordina, anche se con una vittoria alla Coppa Turismo di Ancona, passa alle gare di veloocità come la Coppa della Perugina del 1925, dove è terzo di categoria alle spalle dell’esperto Clerici e di Borzacchini. Poi l’eugubino mette in fila altre partecipazioni evidenziando, comunque, anche se tra alterne sfortune, coraggio e grinta, come nella Coppa Acerbo dello stesso anno dove porta a casa un ottimo secondo posto.
Nel 1926 l’eugubino, per la prima volta, sale sul gradino più alto del podio vincendo la categoria al Premio Perugino del Turismo. Alla gara di Perugia, senza alcun timore reverenziale degli avversari che hanno maggiore esperienza, aggiunge otto risultati consecutivi tra primi e secondi di categoria.
Da quel momento ha inizio una tra la più lunghe carriere mai narrate nel libro della storia dell’ automobilismo sportivo italiano. Una carriera che Fagioli riesce a scrivere intingendo la penna nell’inchiostro della sua classe innata, della passione e del coraggio che dimostra nel domare e indirizzare verso la vittoria i cavalli delle Maserati, dell’Alfa Romeo, delle Mercedes, dell’Auto Union, dell’Osca e Lancia che di volta in volta, fino al 1952, ha avuto tra le robuste mani.
Anche nell’anno successivo, rimanendo qualche volta penalizzato dalla meccanica della Salmson acquistata di seconda mano, riesce, in attesa di avere la Tipo SS, a lasciare il segno alla Targa Florio, al Circuito del Savio, alla Coppa della Perugina, al Circuito di Bologna, alla Terni-Passo della Somma, alla Coppa Acerbo tornando sul podio ancora sei volte.


Le presenze alle gare non si contano, ventidue uscite nel solo 1928 sono la concreta testimonianza dell’impegno e del valore messo in campo sottolineato i maniera indelebile dalle quattordici vittorie di categoria che lo hanno visto, tra l’altro, trionfare sui Circuiti di Caserta, di Modena, del Mugello, di Senigallia, di Avellino, senza disdegnare risultati nelle salite della Tolentino-Colle di Paterno e Coppa Leonardi.
Mentre l’esperienza aumenta, con questa cresce anche la voglia di passare alle cilindrate superiori che Fagioli assaggia acquistando una Maserati 26 che, con l’assistenza della Maserati già dalla Targa Florio, utilizza alternandola alla Salmson.
L’anno 1929 è forse quello meno redditizio da un punto di vista dei risultati, segnati da sei ritiri nelle gare più importanti come la Mille Miglia, la Targa Florio, il Gran Premio di Roma ai quali aggiunge i primi posti ad Avellino al Circuito del Pozzo e l’incredibile vittoria assoluta, con la Salmson, sulla salita della Mengara con il record stabilito a 88,948km/h.

