A volte, per salire sul gradino più alto del podio non basta essere al volante di una macchina vincente ma si può ottenere lo stesso risultato facendo scelte tattiche vincenti.
Il Gran Premio d’Italia, ottava ed ultima prova del calendario iridato, vide sullo schieramento di partenza anche la presenza delle monoposto di Formula 2. Assente l’Alfa Romeo, in campo scese la Ferrari con Alberto Ascari che veniva a Monza scortato dai cinque successi su sei Gran Premi disputati. La sua presenza si fece subito sentire siglando la pole, davanti alla Maserati di Froilan Gonzalez e le Ferrari di Villoresi e Farina. Al via Gonzalez prese il comando seguito da Ascari e Trentignant su Gordini. “Il Cabezon” giro dopo giro riuscì a staccare Ascari di 50” e l’altro ferrarista Villoresi. Al 37esimo giro la sosta ai box di Gonzalez per rifornire consentì ad Ascari di passare in testa. L’argentino, rientrato al quarto posto, con un feroce inseguimento risalì fino alla seconda posizione anche grazie alla sosta di Villoresi. A questo, punto prevedendo un finale con i due battistrada protagonisti di una volata verso il traguardo, tutti si attesero anche la sosta di Ascari. Invece ecco il colpo di scena. Il ferrarista proseguì la sua gara senza fermarsi per tutti i giri previsti passando vittorioso sotto la bandiera a scacchi. Come fu possibile?: “Ciccio” Ascari aveva sacrificato parte della potenza della sua Ferrari 500 F2 al fine di ridurre i consumi Così che nella parte finale del Gran Premio, si ritrovò a guidare più agevolmente una monoposto con metà del pieno di benzina. La vittoria ottenuta consacrò, per la prima volta, Alberto Ascari Campione del Mondo.