La partecipazione ad una gara per un pilota può avere due risultati: quello di risultare in classifica e quello di essere tra i ritirati ma mai di essere un ritirato in classifica.
La Grande guerra è passata e se si vuole tornare a correre occorre lavorare profondamente e questo è quello che nel 1919 fanno gli uomini di Vincenzo Florio per rimettere in calendario la loro Targa Florio. Una corsa, dove rimane difficile fare previsioni per la presenza delle macchine francesi, Peugeot e Ballot affidate a Reville e Boillot, contrastate dalle Fiat GP di Antonio Ascari, l’Alfa di Campari con il supporto degli outsider Sivocci e il giovane Enzo Ferrari con le loro C.M.N.. Il via della gara viene preannunciato con tanto maltempo. Alle 8,02, dopo la partenza di Boillot, si avvia la CMN di Ferrari che lamenta da subito un guasto al serbatoio. Dopo un giro l’equipaggio con Enzo Ferrari chiude il passaggio in sedicesima posizione, al compimento del secondo subisce il doppiaggio di Thomas, mentre davanti le Ballot e la Mercedes fanno la corsa. Il terzo e penultimo giro, di 148km, è per Ferrari una sofferenza ma il pilota non demorde, vuole e deve chiudere la sua avventura siciliana. Ad aumentare il suo ritardo, in prossimità di Campofelice, ci si mette anche l’alt dei Carabinieri per far finire a Vittorio Emanuele Orlando il suo discorso. Intanto, più avanti, gli arrivi si vanno concludendo e Ferrari al suo arrivo non trovò i cronometristi, se ne erano andati, e Ferrari era fuori tempo massimo. Il lunedì successivo Florio al racconto di Ferrari gli disse: ”Di che ti lamenti? Eri in ritardo, dovevi essere tra i ritirati e ti facciamo il regalo di infilarti anche in classifica!” Fu così che l’Enzo di Modena si ritrovò tra i nove arrivati.